Gli INTERVALLI: ripassiamoli insieme.
Dopo l’articolo sulla teoria base per bassisti, ho pensato di affrontare un altro argomento basilare: “gli intervalli”.
Gli intervalli musicali costituiscono appunto la base, le fondamenta per imparare e comprendere la musica.
Questo articolo non ha la pretesa di voler essere un “lezione”. Diciamo che vuole essere un ripasso da fare insieme, per fissare alcuni concetti.
Il tutto è frutto dei miei studi ed approfondimenti. Come sempre, fornendomi dei feedback mi sarà possibile migliorare i contenuti e correggere eventuali imprecisioni.
Cominciamo!
Definizione
Come prima cosa inizierei dall’andare a vedere come viene definito un intervallo musicale. La definizione più usata è: “l’intervallo è la distanza fra due note”, ovvero l’intervallo è la differenza di altezza che esiste tra due note.
Scriviamo, per semplicità, la scala di DO:
Immaginiamo che la scala sia un percorso vero e proprio, con partenza sul DO e arrivo sul DO di ottava superiore (quello graficamente più in alto).
Per fare un percorso occorre ovviamente coprire una distanza. Per andare da casa tua, al locale dove suoni devi percorrere una certa distanza, giusto?
Ecco! L’intervallo è proprio questa distanza ed è misurabile in toni e semi-toni*, anziché in metri o Km (continua a leggere. I concetti ti si chiariranno presto).
*il semi-tono non è altro che la metà di un tono. I tasti del basso (e anche della chitarra) rappresentano dei semi-toni.
Per ora ti basta osservare che tra DO e SOL intercorrono cinque note. Contando sia la nota di partenza che quella di arrivo avrai: DO (1) – RE (2) – MI (3) – FA (4) – SOL (5). Quindi potrai dire che DO-SOL è un intervallo di 5a (quinta).
Un intervallo tra il DO ed il DO posto in cima alla scala è un intervallo di 8va (ottava). Dista infatti otto posizioni.
Ascendenti e Discendenti
Adesso guardiamo queste note.
In foto abbiamo le note DO, MI, DO e MI.
Le prime due rappresentano un intervallo DO – MI ascendente e quindi una 3a. Nel secondo caso invece abbiamo un intervallo DO – MI discendente.
In questo secondo caso dovrai misurare la distanza andando all’indietro (DO – SI – LA – SOL – FA – MI). L’intervallo è quindi una 6a discendente.
Per convenzione un intervallo si presuppone sempre ascendente. Nel caso sia discendente devi specificarlo.
Rivolti
Gli intervalli possono anche essere “rivolti” (capovolti).
In altre parole, l’intervallo DO – MI capovolto avrà al basso la nota che prima era più alta e come seconda nota quella che prima era al basso. A scriverlo sembra un casino, invece è molto semplice. Il rivolto di
DO – MI diventa quindi MI -DO.
Il rivolto MI – DO è un intervallo di 6a.
Bene.
Proseguiamo. Altro esempio: FA – SI è un intervallo di 4a. Il suo rivolto SI -FA è un intervallo di 5a.
Notato nulla?
Nel primo caso avevamo intervallo di 3a ed il suo rivolto era una 6a. Nel secondo esempio prima un intervallo di 4a ed il suo rivolto una 5a.
Se facciamo la somma il risultato è 9.
Da questo possiamo desumerne una vera e propria regola:
- la somma di un intervallo con il suo rivolto è sempre 9.
Questa regola è di grande aiuto per individuare al volo un rivolto.
Se ho un intervallo SOL – DO (4a), facendo la differenza 9 – 4 = 5, so immediatamente che il rivolto dovrà essere una 5a. Dovrò partire dalla nota DO (stiamo capovolgendo l’intervallo SOL – DO), la cui 5a è SOL. Ecco individuato il rivolto DO -SOL.
Attenzione a non confondere il concetto di intervallo ascendente e discendente con quello dei rivolti. Il rivolto è pur sempre un intervallo ascendente.
Categorie
Maggiore e Minore
Guarda le due scale di DO riportate qui di seguito.
Guardiamo subito all’intervallo di 3a e proviamo magari a suonarlo. Per comodità ti inserisco anche il file audio delle scale complete:
Notata la differenza, giusto?
Una scala sembra più allegra, mentre l’altra trasmette un certo senso di tristezza.
Questo accade soprattutto perché il nostro intervallo di 3a nelle due scale non è identico. Il primo, quello della scala maggiore, è un intervallo di 3a maggiore. Il secondo è un intervallo di 3a minore. La differenza è nella distanza effettiva tra le due note in termini di toni e semi-toni (come detto in precedenza).
Nell’intervallo di 3a maggiore puoi contare due toni (=4 semi-toni), mentre nell’intervallo di 3a minore avrai un tono e mezzo (=3 semi-toni). In sostanza l’intervallo minore avrà un semi-tono in meno rispetto a quello maggiore.
Possono essere maggiori o minori solo gli intervalli di 2a, 3a, 6a e 7a.
E gli altri?
L’intervallo di 4a, 5a e 8va (e a dire il vero anche il 1o, l’unisono) si definiscono “giusti”. In sostanza non potranno essere né maggiori, né minori. Sono semplicemente “giusti”.
Possiamo a questo punto aggiungere due derivazioni dalla regola del 9:
- un rivolto di un intervallo maggiore è sempre un intervallo minore;
- un rivolto di un intervallo giusto è sempre giusto.
Eccedente (Aumentato) e Diminuito
Tutti gli intervalli posso essere ulteriormente “modificati”, aggiungendo o sottraendo semitoni.
Una 5a giusta più un semi-tono diventa una 5a eccedente (o aumentata). DO – SOL# è una 5a eccedente.
DO – FAb è una 4a diminuita (distanza di 2 toni = 4 semi-toni). In questo caso quindi la 4a giusta DO – FA (2 toni e mezzo = 5 semitoni) viene abbassata di un semitono.
In generale potremmo quasi dire che aggiungendo un semitono l’intervallo diventa eccedente, mentre sottraendo un semitono l’intervallo diventa diminuito.
Attenzione! Qualche precisazione importante.
Anche DO# – FA (2 toni =4 semi-toni) è un intervallo di 4a diminuita.
Occorre infatti guardare al nome delle note per attribuire il nome all’intervallo e non alla presenza di alterazioni. La distanza in toni/semi-toni serve invece per attribuire la corretta categoria all’intervallo.
Quindi, in base ai nomi delle note, DO – FA sarà sempre un intervallo di 4a (2 toni e mezzo), indipendentemente dalla presenza di alterazioni “#” (diesis) e/o “b” (bemolle).
DO# – FA e DO – FAb saranno entrambi intervalli di 4a, la cui categoria sarà diminuita perché la distanza è di 2 toni, anziché 2 toni e mezzo, anche se in un caso compare il # e nell’altro il b.
Dire che DO – RE# è un intervallo di 3a minore è errato!
Attenzione perché su questa cosa si sono rotte amicizie di lunga data.
L’intervallo di 3a minore è DO – MIb … ricordi? E’ il nome delle note a dare nome all’intervallo 😉
Il fatto che il RE# produca un suono di pari altezza del MIb è un altro discorso.
Anche semplificare dicendo che quando c’è il # l’intervallo è aumentato e quando c’è il b è diminuito metterà a dura prova le tue amicizie.
FA – SI è un intervallo di 4a eccedente (3 toni di distanza), anche se non ci sono alterazioni “#” e “b”.
Ti anticipo che se arriverai in fondo a questo articolo, avrai modo di accedere ad una dispensa in PDF gratuita su Gli Intervalli Musicali, con tanto di spiegazioni passo passo, esempi commentati ed esercizi con risposte di verifica.
Continua a leggere.
Tutto chiaro? Bene! Proseguiamo allora.
Anche gli intervalli maggiori e minori possono essere eccedenti o diminuiti.
Ad esempio: l’intervallo di 3a minore DO – MIb abbassato di un ulteriore semitono diventa DO – MIbb (doppio bemolle) e quindi una terza diminuita, “terza” perché DO – MI individua il nome dell’intervallo, “diminuita” perchè il doppio bemolle determina la distanza in semitoni e quindi la giusta categoria dell’intervallo.
DO – MI (3a maggiore) incrementato di un semitono diventerà una terza eccedente (DO – MI#).
Quindi, per esempio: un intervallo maggiore, per diventare diminuito dovrà essere abbassato di due semi-toni. Così come per passare da intervallo minore ad uno eccedente dovrai aggiungere due semi-toni.
Ti riporto qui di seguito una tabella riassuntiva con le distanze tra gli intervalli. Ho omesso di scrivere gli intervalli meno utilizzati (vedi 2a diminuita o 3a diminuita, giusto per citare i primi due).
In linea teorica non c’è limite alle modifiche che si possono apportare agli intervalli, aggiungendo e sottraendo semi-toni. Le categorie “maggiore e minore” e “eccedente e diminuito” sono però quelle che trovano pratico riscontro in musica.
Altra derivazione dalla regola del 9 sarà quindi:
- un rivolto di un intervallo eccedente è sempre un intervallo diminuito e viceversa.
Alcune considerazioni
E’ buona norma esercitarsi sugli intervalli e soprattutto acquisire la capacità di riconoscerli ad orecchio. L’Ear Training è oggi di gran moda. Ma al di là delle mode, effettivamente esercitare l’orecchio a riconoscere gli intervalli è una cosa assolutamente positiva.
Oggi la tecnologia ci viene in soccorso. Sono molte le app che si propongono di farti esercitare. Esistono anche siti web dedicati all’argomento con quiz ed esercizi come Tonedear.
Onestamente personalmente non mi sono mai dedicato con continuità a questo genere di esercizio. Il mio esercizio in gioventù è stato l’ascolto e la trasposizione sullo strumento di ciò che ascoltavo.
Sicuramente è stato un esercizio poco consapevole. Però con le conoscenze che ho poi acquisito nel tempo mi è comunque tornato utile.
Conclusioni
Quello degli intervalli è sempre un argomento molto dibattuto. Come detto in precedenza, si sono rotte amicizie secolari a causa di questo argomento.
Con questo articolo spero di essere riuscito a fare un po’ di chiarezza. Anche se mi rendo conto che un articolo scritto può far apparire le cose più difficili di quello che sono in realtà.
Visto che sei arrivato alla fine di questo articolo voglio riservarti un contenuto bonus.
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